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L’arte della distillazione

Fin dall’antichità l’uomo ha imparato a distillare piante e fiori per preservarne proprietà e profumi: basta pensare agli antichi egizi. Nelle piramidi sono stati rinvenuti flaconi con oli essenziali ancora perfettamente conservati, ovvero con ancora un buon odore.

Questa è la mia distillatrice. Foto: Daniela Paganini

Come si fa a capire se un olio essenziale si può ancora usare?

È molto semplice: se il suo profumo è ancora gradevole, allora potete tranquillamente utilizzarlo. Solitamente gli oli essenziali durano a lungo con l’eccezione degli agrumi (olio essenziale di limone, arancio etc.) che invece hanno una durata più breve (al massimo un paio di anni, ma anche in questo caso: fidatevi del vostro naso, specialmente se si tratta di oli essenziali puri).

Verificare se un olio essenziale è veramente tale o meno non è facile. In Italia la denominazione “olio essenziale” non è protetta, tuttavia, se l’etichetta riporta “olio essenziale puro al 100%” o addirittura aggiunge “distillato in corrente di vapore”, potete stare certi che si tratta di un vero e proprio olio essenziale.

Un olio essenziale, infatti, è tale se distillato, ovvero se ricavato tramite distillazione a vapore. Potete fare anche una semplice prova. Mettetene alcune gocce su della carta assorbente: se la macchia oleosa sparisce dopo qualche minuto, si tratta di olio essenziale, se persiste si tratta probabilmente di un’essenza sintetica creata in laboratorio.

Oggigiorno si può distillare anche a casa: io lo faccio da molti anni.

Quando ho iniziato a distillare non c’erano molti produttori, ma in questi anni il mercato è cresciuto, anche in Italia.

 

Una distillatrice casalinga dovrebbe avere queste caratteristiche:

  • essere di rame (che è un ottimo conduttore di calore, ma, ahimè, è più difficile da pulire!) e
  • avere il tubo di raffreddamento il più diritto possibile: le spirali (indispensabili per distillare la grappa) sono in questo caso controproducenti poiché l’olio tende a rimanere sulle pareti e così lo perderemmo.

Ci sono anche distillatrici in acciaio, che hanno meno resa (ovvero si ricava meno olio essenziale), ma sono più facilmente lavabili.

Si può anche distillare con uno wok: i miei primi tentativi li ho fatti così. Si ricava meno olio, ma la qualità è comunque buona.

 

Come funziona

Ecco un semplice schema:

Fonte: Daniela Paganini

 

  • Mettete dell’acqua in una pentola piuttosto grande,
  • sopra l’acqua mettete un cestello con la pianta (foglie, fiori etc. sminuzzati). Attenzione che le erbe non tocchino l’acqua!
  • Come cestello potete utilizzare il cestello per la cottura a vapore della pentola a pressione: io vi ho aggiunto un supporto di metallo in modo da tenerlo al di sopra del livello dell’acqua.
  • Nel mezzo del cestello, sopra l’erba, appoggiate una tazza di ceramica.
  • Coprite la pentola con il wok e in quest’ultimo metteteci dell’acqua molto fredda, o meglio ancora, dei cubetti di ghiaccio.In questo modo, quando il vapore sale, attraversa le erbe da cui ricava l’olio, incontra in alto il wok freddo, diventa condensa, la quale, grazie alla forma particolare del wok, viene raccolta nella tazza.
  • Una volta finita l’acqua potete mettere il distillato in una bottiglia piccola dal collo stretto e farlo riposare.
  • Se avrete ottenuto dell’olio essenziale, questo galleggerà in alto e potete semplicemente aspirarlo con una siringa.
  • L’acqua in cui l’olio galleggia è detta idrolato e contiene le stesse preziose sostanze come l’olio essenziale, anche se in una forma meno concentrata.

In questo modo potete distillare tutte le erbe che volete con una spesa minima!
Hai già scoperto la serie dell’olio essenziale del mese? Vedi qui la rosa damascena e qui l’elicrisio. Il prossimo olio essenziale sarà la lavanda vera…

 

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